sabato 22 novembre 2014

Happy Birthday

Philip Neville 
22.11.2496 - 22.11.2516

E' questo che il meccanico s'immagina nella testa, sdraiato sopra un letto che non è il suo. Su un letto che sa di prigionia forzata e controllo costante.
Sarebbe alquanto ironico, pensa, morire il giorno del proprio compleanno.

Un ghigno amaro gli si forma sulle labbra mentre lo sguardo è puntato verso il soffitto di legno della stanza. 
Sa che qualcuno lo sta guardando, dall'altro lato delle telecamere sparse ovunque, ma lui a lui non interessa. Non nei pochi minuti prima dell'alba, dove si è appena reso di conto che ha compiuto gli anni.
Il suo cortex-pad segna la data di dieci giorni prima, ma lui sa che in realtà sono stati manomessi e che sono dieci giorni avanti.
Che oggi è il suo compleanno e che sono a passo dalla morte.
Il loro piano per scappare non è solido, non potrà esserlo mai.. ma meglio la morte al restare schiavi per tutto il resto della vita.

E' ironico, ma neanche tanto. 
In realtà è la spiegazione della sua intera vita: 

Scomparire.

Nascere e morire nello stesso giorno come se lui in realtà non fosse mai esistito, come se avesse fatto il suo giro senza disturbare nessuno.
Infondo è quello che cerca di fare da anni a questa parte. Quello per cui si è preparato a costo di soffrire: 

Sparire, sparire dalla vita e dalla mente delle persone che ama.

Ha fatto di tutto per cercare di essere assente nella loro vita, per non esser un pezzo indispensabile del loro meccanismo. 
Perchè lui è un meccanico e sa benissimo che se un pezzo non è fondamentale, si può anche togliere senza danneggiare il macchinario. 

Pensa a cosa accadrà se morirà lì da solo, senza che nessuno lo sappia... e se ne ritiene viscidamente soddisfatto.
Beth si sposerà, formerà una famiglia e andrà avanti.
John, Lars,, Nathan, il Capitano Neville, Winger e le sue sorelle saranno tristi per un poco, ma anche loro continueranno la loro vita.
Con i Dust Devils  non ha potuto scomparire, ma ha fatto in modo di trasmettere le sue conoscenze: 
Esser sostituibile.

Sa che soffriranno, ma sa anche che sono soldati. 
Sa che andranno avanti perchè i soldati continuano a marciare anche se un loro compagno cade nella polvere perchè è questa la loro vita.

Chiude gli occhi azzurri mentre si permette di lasciare andare un pensiero per suoi compagni, anche se loro non lo riceveranno mai.
Li augura di riuscire dove lui ha fallito. 
Li prega di continuare a marciare senza fermarsi. 
Li rivela che vorrebbe rivederli ancora. 
Che però spera che questo desiderio non si avveri mai perchè lui sarà all'Inferno e vorrebbe evitarglielo.

Il respiro di giovane meccanico è completamente calmo e rilassato mentre pensa che tra poco si giocherà fino a scappare o morire.
Per una volta nella sua vita sente di aver fatto tutto il possibile per proteggere coloro che ama. Per poteggerli dal dolore della perdita.

E sorride soddisfatto.

sabato 5 luglio 2014

In isolamento

Giorno X - Luglio 2516
Cella d'isolamento - Greenfield

Non so da quanto tempo sono in mano delle fottute Bluejacks. Non riesco a contare esattamente i giorni che sono passati da quando mi hanno catturato: in isolamento è troppo difficile.
So per certo che mi hanno infilato dentro una nave e mi hanno trasportato fino a Greenfield, prima di risbattermi di nuovo in cella. E' una quattro per quattro, con una finestrella orizzontale in alto. Ho chiesto di avere una Bibbia, ma non so se me la porteranno.
Non mi hanno fatto chiamare neanche l'avvocato, nessuno. Penso che abbiano paura che dica quello che ho visto oltre il perimetro. L'unica possibilità che ho per non farmi amazzare è fingere di non saperlo. Non penso che ci crederanno, ma al momento è l'unica strada che vedo.
Provo a immaginarmi cosa starà succedendo fuori da questa maledetta cella. I ragazzi avranno già capito che qualcosa è andato storto, visto che non ho chiamato all'orario stabilito. Però... per loro sarò semplicemente scomparso. Sono stato attento a non farmi vedere da altri mentre mi avvicinavo al ranch Nixon, non credo che riusciranno a sapere niente.
Non potranno fare nulla. E' così.
Ho già sentito parlare di casi del genere, di gente "scomoda" che sparisce senza lasciare traccia di sè,  dove è praticamente certo che c'entrano le "autorità".

La cosa che mi spaventa di più non è farmi ammazzare dalle bluejacks, ma... rimanere chiuso qui dentro per il resto della mia vita. Senza poter vedere nessuno, senza poter parlare con nessuno; completamente in mano loro.
Al solo pensiero mi sento mancare l'aria e mi viene da vomitare quel poco che mi hanno dato per cena.  Preferirei morire.
Non è solo il fatto di essere prigione, no. La cosa peggiore è l'isolamento totale.
Provo a non pensarci, a far finta di non esser qui, ma totalmente da un altra parte. Richiamo alla mente diciannove anni di ricordi precisi e indelebili. Ne ripercorro qualcuno come quando nel 'core proiettano i loro stupidi Holofilm.
Per i primi giorni era solo un modo per passare le lunghe ore di silenzio, ma ora.... è completamente diverso.
Adesso è diventato qualcosa di peggio. Continuo a immaginarmi episodi che che ho visto, ma anche situazioni che non fanno parte dei miei ricordi. Qualcosa che mi invento di sana pianta.
A volte mi ritrovo a fissare un punto e non so perchè, non riesco neanche a ricordare che diavolo stavo facendo prima.
Sogno ad occhi aperti e senza rendermene conto. Questo non va bene... in guerra ho visto tanta gente impazzire così. Non posso permettermelo, non posso.
Però... non riesco a controllare questa cosa. Ogni giorno sembra mangiare un pezzo della mia volontà. Quando succede io non sono chiuso qui dentro... e questo mi fa stare meglio.

Che cazzo sto dicendo?
Sono un Dust Devils: posso resistere.
Devo resistere.
Devo rimanere lucido.
Ci devo riuscire...

giovedì 3 luglio 2014

Dark Heart


Gli occhi delusi di Virginie sono come una pugnalata in pieno petto.
E' strano. Dicono che più fai del male alle persone, più diventi insensibile. Il tuo cuore si fa freddo e indifferente. 
Stronzate.
Il mio si sta sciogliendo come se fosse corroso dalla forza di una fiamma ossidrica. Pezzi di liquido nero, come il colore della mia anima e dei miei demoni,  scivolano via lasciando solo un doloroso spazio pulsante.
Vorrei non averle mentito. Vorrei non aver usato la nostra amicizia. Vorrei non averla ferita.
Non vorrei mai farle del male.


Però è questa la verità. E' la stessa del Dottor Stone e di Jade.
L'ho tradita. Ho tradito la sua fiducia per la mia Causa.
Non mi pento di quello che ho fatto. Era necessario, troppe vite dipendono dai file di Ikon, ma questo non alleggerisce la mia colpa.
Mi sento bruciare l'anima dai suoi occhi azzurri, come i miei, pieni di rabbia e delusione .  La cosa peggiore è il non poter sperare in un suo perdono. Mai.
Io non potrò mai spiegare perchè l'ho fatto, lei non potrà mai capire.
L'unico modo che ho per proteggerla è quello di farmi odiare ancora di più: di tenerla più distande possibile da me. Dal male che sono costretto a mettere in atto.
Sono contaminato, sono legato all'Inferno senza possibilità di redenzione.
Non voglio trascinarci nessuno.

Mi chiedo come sarò ricordato un giorno. Sarò ricordato da qualcuno? Sarò ricordato per chi sono veramente?
La mia famiglia lo farà. I Dust Devils forse lo faranno. Tutti gli altri no.
Per alcuni sarò stato solo un bravo meccanico, ma per tanti altri sarò solo solo un vigliacco traditore. Uno di quelli che usa le persone solo per i propri interessi, divertendosi a far del male.
Non sapranno mai quanto io vorrei proteggerli, senza riuscirci. Quando sia dannatamente difficile scegliere tra due cose a cui tieni. Quanto sia dura portarsi il peso di quella scelta per tutta la vita, sapendo che non potrai tornare indietro per aggiustare le cose. 

No, non sono neanche un bravo meccanico.
Non sapranno mai cosa si prova a sapere di non aver mai potuto scegliere chi essere o cosa diventare. Del dolore di avere migliaia di morti davanti agli occhi mentre dormi, senza la speranza di poter dimenticare, un giorno.
Nessuno saprà mai quanti sacrifici mi sono richiesti per aiutare la mia gente.
Sarò ricordato come un mostro, un demone.
Si dice che la strada per l'Inferno sia costellata di buone intenzioni. Io sono un Dust Devils: ho le migliori.

Così la guardo andare via correndo, senza provare a fermarla per chiederle scusa. Le guardo le spalle come posso, anche se oramai è fuori dalla mia portata, persa in mezzo alla folla dello spazioporto di Hall Point.
Guardo le mie speranze di una vita normale, di amicizie sincere, scivolarmi via dalle mani.
Non le ho mentito sui miei sentimenti, sul fatto che l'ho aiutata perchè tengo a lei. 

Ho mentito su quello che so, che ho fatto e  su quello che potrei fare.
Lei non potrà mai capire, io non potrò mai spiegarglielo.
E per il suo bene, forse è meglio così.

giovedì 8 maggio 2014

The dark side

Maggio 2516
Greenfield - Oak town
Crazy Horse Saloon

La camera che ha affittato al saloon non è per nulla grande e in più devono dividerla in due. Per fortuna il suo coinquilino è una specie di commerciante e torna solo la notte, per dormire.
Con dei movimenti lenti, si sbatte sul viso l'acqua gelata contenuta dentro il catino posato al lavandino.  Il freddo gli scorre sotto la pelle, costringendo le spalle in alcuni tremiti.
Riprende l'acqua dal catino e la porta nuovamente al viso. Una volta ancora, ancora e ancora, finché non rimangono solo dei gesti irruenti e spruzzi incontrollati. L'acqua è finita, ma in un moto di rabbia il catino di ceramica viene fatto cadere a terra, mandandolo in frantumi.
-E' inutile. Non ti puoi lavare dallo sporco che hai dentro.-

La voce, più che conosciuta, fa rizzare la schiena al ragazzo in un moto d'apprensione. Si gira e lo trova, seduto sul letto che di solito occupa il suo compagno di stanza. Le lunghe gambe sono incrociate, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Indossa un’apparente tuta da meccanico. Capelli neri e occhi incredibilmente chiari, su un viso che mostra tre cicatrici più un naso leggermente storto.
E' lui. O sarebbe meglio dire: una proiezione di se stesso.
-Perché quella faccia? Comunque, faresti meglio ad asciugarti, sembri un cazzo di cane bagnato.-
-Sto impazzendo?-
-Nay, caro mio. Sarebbe troppo facile altrimenti.- un ghigno malevo compare sul volto dell'Altro ragazzo. Un ghigno che non viene mai mostrato su quello del giovane meccanico. C'è anche un’altra differenza, la sua proiezione è completamente riposata, senza occhiaie e segni di malnutrizione.
Passano dei secondi di silenzio, mentre il Roser fissa se stesso con occhi spalancati, ma poi scrolla le spalle. Non è un pazzo, questo lo sa anche lui.
-Che cazzo vuoi?- domanda poi, secco.
-Qualcuno ha le balle girate, eh?- replica l'altro ironicamente -Comunque, come ti dicevo... Dovresti finirla con queste inutili crisi. Infondo, a che servono?-
- ... -
-Guardati! Non mangi, non dormi perché ti senti in colpa per quello che è successo e cerchi di lavar via la tua deviazione, ma poi ci ricadi. E' interessante, non trovi?- domanda il ragazzo con tono retorico e un sorriso ambiguo sul viso -I nostri compagni dicono che siamo troppo buoni, gli altri che siamo dei bastardi e dei traditori... So, who are we?-
-You are not me. No... non... Siamo.- sibila il meccanico, quasi sputando fuori quella parola.
-Oh sì che Siamo. Non puoi liberarti di me, perché io...- replica il sabotatore mentre si porta la mano al petto - sono la parte più vera di te.-
-Naye, non è vero! Io... io... I changed! Voglio esser un uomo migliore. Un uomo onesto... perché... non...-
-Aye aye, l'ho già sentita questa storia... però non liberai il 'Rim con questo comportamento. E di sicuro non lo farai distruggendoti giorno per giorno, in nome di fottuti sensi di colpa.- replica il sabotatore con aria quasi annoiata, mentre sbuffa.
-Certo che lo farò! Ed è proprio questo... il fatto che io sto male... che ...-
-Ah davvero? Facciamo due conti, ti va?- domanda il sabotare al meccanico con tono retorico, mentre gli indica sbrigativamente l'altro letto vuoto. Non ci pensa due volte, va a sedersi.
-Bene. La farò breve, prendo le cose più importanti, sennò dovremmo stare qui a parlare per giorni interi. Cosa ti ha portato questo tuo comportamento da santarellino?-
-Ad essere una persona migliore, mi ha permesso di trovare una famiglia.-
-Tze. Famiglia... di cui metà non la puoi vedere perché altrimenti li metteresti in pericolo. Poi... vediamo... ah già, la nostra donna. L'hai persa. Lars è anche lui su quella via, lo vogliamo proteggere da noi stessi e per farlo dobbiamo stargli distanti.-
-Da te...-
-Da noi... Myar e il ranch ti detestano per quello che hai fatto, perché infondo sai che è stata colpa tua. Hai combattuto a Bullfinch ed è finita male. E... Jade e il Dottor Stone...-
-Non dovresti neanche nominarli!- sbotta il meccanico, mentre un ghigno sadico compare sul volto del sabotatore.
-Li hai traditi, già. Certo, per una buona causa... ma gli hai fatto del male. E ora ti detestano, gli fai schifo.- Si ferma e lo guarda con un ghigno ironico -Non c'è che dire, hai fatto veramente un ottimo lavoro.-
Il giovane meccanico di Boros ha le mani nei capelli, mentre il viso è abbassato per guardare il pavimento in una smorfia dolorante.
-Io... io... you know. Non avevo scelta, non ce l'abbiamo mai avuta. Tutto quello che... che ho fatto... it's for my debt, for my people.-
Il viso del giovane sabotatore assume un espressione più seria, simile a quella che assume in molte occasioni quello del meccanico. La voce cambia, facendosi meno tagliente.
-Lo so, we never had a choice. Ciò non toglie che abbiamo fatto delle cose orribili... ma le abbiamo fatte per una giusta motivazione no?-
-Aye.-
-Non possiamo tornare indietro, lo sai meglio di me. Non possiamo cancellarle e non possiamo giurare che non le rifaremo mai più, perché se ci trovassimo di nuovo in quelle situazioni... faremmo le stesse scelte per la stessa motivazione-
-Non lo so... non credo che... well... non..-
-Racconti balle, io sono te e so che le faresti di nuovo.-
Il giovane meccanico rialza gli occhi azzurri su quell'altra figura appollaiata sul letto opposto al suo e ci vede solo un incredibile, ferrea, decisione. Lo sente all'altezza dello stomaco. Gli dispiace per il male che ha provocato, ma sa che non fosse stato veramente convinto che era necessario non si sarebbe mai comportato così.
-Bravo ci sei arrivato. Quindi ora dimmi... perché continui a cacciarmi via? Io non sono il male, non sono "cattivo", sono solo una parte di te. Una che ti può aiutare.- una smorfia di delusione compare sul viso del sabotatore. -Perché semplicemente non accetti me e la realtà? -
-Non posso, sarebbe sbagliato.-
-Certo che puoi, it's easy. Abbiamo fatto delle cose terribili, dei sacrifici enormi e andremo all'Inferno, per cosa? Per salvare un pianeta corrotto e marcio come Safeport? Per permettere agli altri di vivere onestamente e liberi mentre noi siamo Condannati?-la domanda è detta con una calma glaciale. -E' giusto continuare su questa via? Ne è valsa la pena? -
-Ne varrà sempre la pena.- replica il meccanico dopo qualche istante, con tono di voce fermo, rialzando gli occhi azzurri contro quelli della sua proiezione. Identici.
-Allora non c'è altro da discutere no?- replica l'altro, con un sorriso pacato sul viso -I tuoi sensi di colpa, le tue reticenze, sono controproducenti perché ti bloccano dall'usare veramente le tutte le nostre capacità e il nostro cervello... Non salverai il rim così. -
E per una volta, una volta soltanto, il meccanico sente che quelle parole non gli sono così sbagliate come aveva sempre pensato. Oramai ha perso tutto quello che una vita onesta poteva dargli, l'ha bruciato per una Causa più grande di lui, che forse non vedrà mai.
Non può tornare indietro e non può essere l'uomo che vorrebbe, quindi l'unica cosa da fare è andare avanti attraverso i giorni oscuri.
-John una volta ha detto che avrei dovuto scegliere una strada e seguirla, fregandomene del resto.-
-John ci prende, alcune volte. Che cosa farai?- Domanda attento il sabotatore verso di lui, mentre si alza dal letto e si stiracchia le gambe.
-Ho fatto delle cose orribili, per il bene del rim. Ho rinunciato alla mia famiglia, per il rim. Ho condannato la mia Anima, per il rim...-  fa una pausa, mentre la figura dell'altro si fa più sfocata -Quindi non accetterò un fallimento, costi quel che costi. Anche se dovessi sporcarmi le mani più di quanto una persona onesta dovrebbe fare.-

E all'improvviso è di nuovo solo in camera, a fissare il proprio riflesso nello specchio sporco appeso sopra il lavandino. Sbatte un paio di volte gli occhi azzurri, mentre un senso di vuoto compare all'altezza dello stomaco. Osserva il c-pad poco distante che segna debolmente l'ora in una proiezione sulla parete. E' stato a parlare quaranta minuti con il suo cazzo di Io interiore.

giovedì 24 aprile 2014

The Debt

Non ci son delle mani bianche e scheletriche si sporgono verso di lui per afferrarlo nel buio. Non ci sono dei visi eterei che fluttuano nell'aria chiedendo di essere vendicati. Non c'è una moltitudine di anime che si confondono tra di loro, fino a rendere impossibile vedere.
Non c'è niente di astrale in quello che gli si affolla sotto le palpebre durante la notte. Ci sono invece ricordi precisi, realistici, mai sbiaditi nonostante gli anni passati.

Sono i ricordi della sua intera vita e delle persone che ha incrociato, che non è riuscito a salvare. Una vita troppo complicata per appartenere ad un ragazzo di soli diciannove anni ed una vita troppo vera per poter sperare che non sia la sua.

Per il meccanico non ci sono ammucchiate di anime senza logica, ma un freddo elenco di ogni singola persona. Tutti trovano il proprio posto nella collocazione nei suoi ricordi.
Non può scordare ogni singolo corpo che ha visto squagliato dai bombardamenti. Se volesse, con un po' di tempo, potrebbe contarne il numero esatto.
Non può scordare i dettagli delle persone che gli sono passate affianco, prima di morire in guerra o fuori da essa.
Non può scordare neanche quelli che sono morti o sono nei guai proprio per causa sua, perché non è riuscito a salvarli o perché è stato lui ha condannarli.
Lui non dimentica i Morti e neppure i propri Sensi di Colpa.
Non potrebbe farlo neanche se volesse, perché lui Ricorda. Non può scegliere cosa fare, non ha mai potuto scegliere. Lui è l'unica cosa che permette di non rendere inutile il sacrificio di quelle persone. Loro non hanno più voce, lui invece deve trovarla per tutte le figure che gli scorrono davanti nella notte.
Lelaine gli ha detto che gli uomini cercando di allontanare e nascondere i pensieri che li provocano dolore, per proteggersi dall'impazzire. Forse è questo che gli sta succedendo, sta impazzendo, perché al contrario delle personi normali, lui non può sperare di cancellare dalla mente quello che ha visto o che ha fatto.  No, non è un pazzo. Ha imparato a razionalizzare il dolore tempo fa, ma non ad dimenticarlo. E' una costante, qualcosa che lo logora nel profondo. Vorrebbe essere una brava persona, ma è meglio che si sporchi lui l'anima, lasciando intatta quella degli altri.
Dio l'ha salvato molte volte della morte e solo all'inizio dell'ultima Guerra ha capito perché. Perché lui è Responsabile di chi non è riuscito a proteggere e di quelli che ha condannato. Deve espiare tutte le proprie colpe e mancanze.
Deve ancora pagare per tutto quello che gli è stato concesso immeritatamente. Degli anni in più, una famiglia, degli amici, l'amore, la possibità di combattere... Lui sa di non averne diritto. Sa che avrebbe dovuto morire come sua madre per permettere ad altri, migliori di lui, di vivere.
Lui è solo uno strumento.
Uno strumento per evitare che il loro sacrificio sia stato vano. L'unica cosa che può fare è aiutare i vivi al meglio delle proprie possibilità. Aiutarli a rialzarsi ed a vivere liberi nella propria terra. Deve ripagare il debito con quelle persone, poi sarà finalmente libero o forse, semplicemente, non servirà più .

Ci sono altri volti gli si affollano nella mente di recente. Quelli del Dottor Stone e di Jade.

Li ha traditi ed è una cosa che non riesce a perdonarsi. Loro non sono 'corer, loro non se lo meritavano. Jade l'ha sempre aiutato, l'ha difeso e il Dottor Stone ha salvato Bullfinch dalla fame e dalla miseria.  Sono brave persone.
Si aggiungono all'elenco che sogna ogni notte e hanno un posto in primo rilievo. Avrebbe voluto proteggerli e invece è causa delle loro disgrazie, anche se loro non lo sanno. Gli s'insinuano sotto il cuore, con il loro sorriso dolce e amichevole. Sorriso che lui ha tradito. Potevano morire e solo lui ne sarebbe stato responsabile.

Il giovane meccanico si sveglia di soprassalto nel monolocale che il Dottor Stone gli ha ceduto in affitto. Il petto nudo è completamente bagnato di sudore, così come la fronte e buona parte delle lenzuola. Sbarra gli occhi nell'oscurità, mentre cerca di regolarizzare il respiro, tirandosi a sedere.

Poggia i piedi nudi sul pavimento e il freddo sotto le piante lo aiuta a cercare di tornare alla realtà. Le mani s'infilano tra i capelli aggrovigliati, mentre il busto viene piegato in avanti, alzandosi e abbassandosi in un respiro irregolare.

-I'm sorry. I'm so sorry... but I have no choice. I've never had it. I have a debt to pay and no matter how much it will cost.-


lunedì 24 marzo 2014

Videochiamata

E' notte fonda dentro l'Almost Home, ma il giovane meccanico è ancora in giro per la ve in preda ai morsi dell'insonnia provocati dagli incubi sulle recenti taglie e quelli più vecchi della Guerra.
Winger gli ha detto che aspetta un bambino dal Capitano Neville e che presto avrà un fratellino o una sorellina, ma che non intendono sposarsi. Questo, nonostante tutto, è la cosa che preoccupa di più il ragazzo. Non si può avere un figlio senza sposarsi, ennò.
Acchiappa l'Holodeck da sotto il letto e si fionda in stiva, dove sa che non disturberà nessuno. Lo accende e fa partire la chiamata verso il contatto dell'altro Neville, incurante dell'orario.

-Capitano Neville? Mi senti?- Domanda il ragazzo all'indirizzo dello schermo del deck, mentre si sposta ancora di qualche passo in modo da cercare di prendere il miglior segnale possibile dalla stiva. -Magari prova a spostarti un po'...-
Effettivamente il segnale non è ottimo, e la voce oltre che roca sembra rimbombare in uno strano silenzio -mh..Philip..?- si sente tirare su con il naso dall'altra parte della comunicazione e un fruscio. La voce rotta dal sonno di Vergil comincia a diventare più nitida, seppur a volume basso. Il video ancora spento -Kiddow, lo sai che ore sono?-
Il ragazzo si assesta su una cassa precisa della stiva, dove dalla sua parte sembra esserci un segnale decente. Il suo video del suo deck è già attivato. Inarca un sopracciglio quando sente un rantolare assonnato. Annuisce poi, tranquillamente, alla domanda di Vergil. 

-Aye, certo che lo so. Da me sono le quattro del mattino... su Saint Andrew... amh... le sei?- Il tono un poco incerto. Un espressione dispiaciuta compare poi sul viso, quando realizza che forse è troppo presto -Ti ho svegliato?- 
-Ahm...- Nella stiva si sente uno schiocco di labbra provenire dallo schermo ancora nero del deck. A certo punto esso di accende e il viso di Neville, con le tipiche borse da sonno, compare in tre dimensioni.
-Sì, forse.- risponde l'uomo, biascicando in relazione all'orario. Poi un sorriso compare sul suo viso -E' okay Kiddow, mi sposto di là altrimenti sveglio la Princiseppia- aggiunge ghignando,  indicando con il capo una zona a sinistra. Il movimento fa notare al ragazzo che effettivamente era a letto, ed è a torso nudo.
-Amh.. ah... scusa, non volevo svegliarti... è che pensavo che... alle sei.. eri già in piedi.-
-Dimmi tutto..Soprattutto...- Gli replica Vergil per poi fare una pausa, mentre l'osserva in sottostecchi con un espressione preoccupata -che diavolo ci fai sveglio alle 4 del mattino?-
Il ragazzo scrolla  le spalle con un movimento noncurante -Beh... niente. A volte mi sveglio la notte e non riesco a riaddormentarmi più. Well, comunque... ti ho chiamato perchè... Winger mi ha detto che aspettate un bimbo e che non la vuoi sposare, ancora.-
-Dritto al punto, Kid...- Risponde il Capitano, inarcando la solita guancia in un sorriso sghembo, divertito -Sono due gemelli in realtà, prega solo che non siano femmine altrimenti sarebbe come trasferirmi su Fargate.-
-What? Due?- Esclama il ragazzo, spalancando gli occhi azzurri in un moto sopreso e interdetto. Dal deck proviene un ruomore tipico di quando si scarta qualcosa, ma il ragazzo non riesce a vedere a cosa sia dovuto

-E..quest'idiozia del matrimonio? Per carità, massimo rispetto Phil..ma...- Un alzata di spalle.
Il ragazzo storce il naso, con un espressione chiaramente contrariata.

-Non è un idizia Capitano Neville! E' una cosa importante! Mica puoi far un bim... due bimbi senza sposarti eh! -
-Mh?!  Are you kiddin me, kiddow?- Risponde l'uomo inarcando poi il proverbiale sopracciglio sinistro, quello da simpaticone.
-Capitano...- sospira rassegnato il ragazzo, mentre va ad abbassare un poco la testa.
-Fare bambini è una cosa importante, e non credo che i nostri antenati non si riproducessero prima di Dio e i Santi, Kid..o no? -
Un filo di fumo si dipana nell'inquadratura e una tazza occupa gran parte del viso dell'uomo lasciando solo i grandi, semichiusi, occhi neri a fissare il ragazzo.
-Dai! Hai capito benissimo che ti voglio dire. Ora che l'hai messa incinta mica puoi non sposarla. E' importante!- Esclama verso l'uomo andando ad annuire Lo sguardo si concentra sul filo di fumo che compare sullo schermo, così come la tazza. Il ragazzo alza mano destra e punta l'indice dall'altra parte. -Che ti stai bevendo? Sai fumare fa male?-
-Caffè, cazzosanto!- risponde Neville ridacchiando, per poi abbassare la tazza -E sono già tre settimane che non fumo più nella cabina e in plancia.......Io.-
-Mmmmh- assottiglia gli occhi, diffidente -Tu? Beh anche Winger avrà smesso no?- La domanda cade nel vuoto.
-Comunque se ti fa piacere Kiddow posso farli battezzare..da qualcuno, ma è una decisione che dovrà prendere Winger.- 
-Beh.. per battezzarli ci vuole il reverendo per forza di cose. Mica può farlo uno a caso eh.-
-Dai Philip, serio. Perché è importante, sentiamo.-
-Come perchè? Perchè quando uno uomo mette incinta una donna la sposa, altrimenti lei finisce a fare la Billie Jean e il bimbo che nasce è considerato un bastardo- Risponde il ragazzo, senza neanche un briciolo di cattiveria. Infondo è sempre cresciuto con quella mentalità che gli ha lasciato un marchio simile addosso.
-Phil..okay, d'accordo.  E' chiaro il problema.- Risponde l'uomo, annuendo serio, mantenendo però un volume basso -Non è così, e lo sai. Non per me e per Molly. I miei figli porteranno il mio cognome, e avranno sempre un padre. D'altronde...- L'uomo si ferma ferma e va ad ammorbidire i lineamenti e far emergere la punta di un sorriso.
-Umh?-
-Non ho mica dovuto sposare tua madre per adottarti, no?-
Il giovane meccanico di Boros è costretto ad incassare a testa tra le spalle, mentre un moto di rossore compare sul viso. Non lo dice, ma è chiaro che quelle parole e quel sorriso gentile non possano che fargli sciogliere il petto e anche la bellicosità testarda sul matrimonio.
-Per amare una donna, Kiddow, non è necessario Dio. Per farci dei figli neanche, e neanche per crescergli con l'amore che meritano.-
-Ammettiamo che per Winger vada bene, umh? Per gli altri non andrà così, perchè dove andrai ad abitare li indicheranno perchè non sono nati in modo giusto.-
-Dai ragazzo, non fare il fesso.  A chi vuoi che freghi se io e lei non siamo sposati? Ha un cognome? Sì. E' stato battezzato in chiesa? Sì. Ho girato il 'Verse in lungo e in largo, e ho passato i miei ultimi 35 anni fottendomene di ciò che pensavano gli altri.... non comincerò certo adesso, Kiddow.-
-Li prenderanno in giro capitano. You know.-
-Puoi essere certo che nessuno prenderà in giro qualcuno della mia famiglia. Quindi chiudiamo qui il discorso, right?- Il tono dell'uomo è fermo e deciso, così come la sua immagine proiettata dal deck del meccanico.
Lui fa un sospiro rassegnato, probabilmente intuendo che non ci caverà un ragno dal buco, almeno non quella notte.
-Pensate già a qualche nome?- domanda dopo un istante andando a scuotere la testa con aria sconsolata
-Mmm..Anya e Ann Eir.... se sono femmine. Se maschi dovrebbero essere William e Jacob. Non ho nessuna intenzione di omaggiare quel nasone di Ritter. Anche Philip non mi spiacerebbe in effetti, ma c'è giàun Philip Neville, dico bene?-
-Ann Eir mi piace.- Ammette il meccanico verso Vergil, incassando la testa tra le spalle alla sua considerazione. Non ne può fare a meno. L'imbarazzo è qualcosa che non riesce a controllare.
-Piuttosto..mi devi spiegare che cazzo ci fa il tuo nome fra una lista di taglie che gira su tutta la rete cortex.-  Il tono dell'uomo è di nuovo tremendamente serio ma tranquullo, così come l'espressione che viene proiettata nella fredda stiva.
-Non lo so. Qualcuno che fa qualche cazzata.... lascia perdere.- Il tono del ragazzo è tutt'altro che pacato. I muscoli gli si irrigidiscono all'istante, mentre un moto d'ansia lo prende di nuovo allo stomaco. Si aspettava la domanda, ma non vuole tirare in mezzo quella che sta diventando la sua famiglia.
-Sta attento tu Phil, a non fare cazzate. Ora farò un po' di domande in giro e cercherò di scoprire che roba è e chi ha messo la voce in giro. Ora...-
-Nay Naye, capitano Neville. Non ti voglio in mezzo a questa storia! L'ho detto anche a Winger, ci stiamo già pensando noi.- Esclama animatamente il ragazzo, gesticolando con le mani. No, non può rischiare di mettere anche loro nei guai
-...devo andare. La signora il mercoledì richiede la mia presenza al suo risveglio.- Risponde Vergil tranquillo, come se la richiesta non fosse importante.
-Non vi voglio nei guai. Please!-
-Ti ho mai detto che mi era difficile immaginare Molly Cox ancora più intrattabile? Beh, mi sbagliavo kid..mi sbagliavo alla grande.-
-Capitano Nev...!-
-Stammi bene, ti chiamo appena avrò notizie.- La proiezione animata dell'uomo gli rifila muto cenno d'assenso, sorridendo e annuendo con la testa.
Lo schermo diventa nero.

Il giovane meccanico si butta con la schiena indietro, contro lo scatolone su cui era seduto. Scuote la testa mentre sbuffa con fustrazione.
Non ha rimediato un matrimonio e neanche di tenere Vergil fuori da quella storia. Conosce quel sorriso, è un ghigno.
-Ottimo risultato Philip. Bravissimo...-

martedì 18 febbraio 2014

Gli uomini non piangono

 Boros - 2503
Desert River

Kioji lo spinge ancora, fino a farlo ruzzolare giù dalla piccola scalinata di argilla che porta dal sagrato del monastero al piazzale antistante.
Si brucia le mani e il ginocchio destro, da cui esce un poco di sangue. Gli fa male anche il naso, visto che è atterrato di faccia sul terreno.
Gli occhi cominciano a bruciare per via del dolore e dell'umiliazione appena subita. Non si tira dritto, rimane steso con il grugno schiacciato contro il terreno mentre un paio di lacrime cominciano a scendere sulle guance.
- Che fai bastardo? Piangi? - Domanda arrogante Kioji, mentre un coro di risate si alza dagli altri bambini intorno.
Quello a terra alza un poco il viso andando ad inquadrare lo sguardo severo della propria madre, che lo osserva da lontano, senza muovere un muscolo. Non risponde, gli occhi gli bruciano troppo, mentre le lacrime continuano a scendere senza che lui possa controllarle.
- Avete visto? Il Windson sta piangendo! - urlacchia malefica un altra voce acuta, da bambina, seguita ancora da altre risate.
Lui guarda la madre che lo fissa, le braccia incrociate sotto il seno. Lei non si muove, non parla, ma il bambino sa benissimo cosa gli sta dicendo: Gli uomini non piangono.
Ma lui ha solo sette anni, non è un uomo. Gli uomini non piangono.
 



Boros - fine 2508
Gokinai

E' in piedi di fronte alle macerie della fabbrica di argilla nella zona Sud della capitale. Ci sono altri ragazzi come lui, ma stavolta nessuno ride. Nessuno prende in giro nessuno, sono incredibilmente uniti in un dolore troppo grande per essere compreso appieno a quell'età.
Alcune donne si disperano, mentre i pochi uomini rimasti e i soldati di stanza in città cercano di estrarre i corpi carbonizzati dalle macerie.
Il ragazzino non parla, osserva la scena con gli occhi sgranati e vuoti. Non s'illude neanche per un secondo, sua madre era lì dentro e di lei resta solo un corpo carbonizzato insieme a decine di altri.
Un soldato che lo conosce, Samuel White, gli si avvicina e va ad accovacciarsi di fronte.
-Mi dispiace boy.-
Il ragazzino in un primo momento
non risponde e gli ci vuole una scossa alla spalla per fargli girare gli occhi azzurri, umidi, sul soldato. La recluta lo fissa per un paio di secondi, prima di stringere con decisione la spalla del ragazzino in lacrime. A lui scappa qualche singhiozzo trattenuto mentre abbassa il viso.
-Hey boy...gli uomini non piangono.-
Il ragazzino va ad annuire, mentre il dorso della mano destra si porta sugli occhi azzurri per cercare di asciugare le lacrime che gli escono prepotentemente. Pensa allo sguardo severo di sua madre e le ferma, costringendole a rimanere serrate dietro ai giovani occhi.
Non è ancora un uomo, è un ragazzino, perchè gli uomini non piangono.

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Diventerà un uomo ben prima del tempo canonico perchè non piangerà più per tutta la guerra e neanche dopo. Ha giurato di non piangere più. Non lo farà neanche alla scoperta della sua mutazione. Perchè gli uomini non piangono.
-Piangi Philip e rialziati più forte di come sei. -
-Io non piango più dalla guerra, Lars. Non ho intenzione di inziare ora. -


E invece si ritroverà a piangere nella cabina di una nave passeggeri partita da Capital City per Hall Point, nella di metà Febbraio del 2516.
Ha chiuso la porta a chiave appena è entrato, un gesto istintivo. Poi si è buttato sul letto metallico, schiacciando il viso magrissimo contro il cuscino proprio come aveva schiacciato il muso contro il terreno di Deser river tanti anni prima. Non riesce a controllarsi, esattamente come allora.


Piange per la conclusione definitiva della storia tra lui e Beth, per la vita che avrebbe potuto avere, a cui ha rinunciato, e che non avrà più.
Piange per la litigata con John, per la paura di perderlo di nuovo, vedendolo allontanarsi su una strada sbagliata. Piange per le bugie, che non potrà mai svelare, raccontate a Lars.
Piange per Moloko, per il Doc e il loro bambino perchè vorrebbe dirgli che li proteggerà, ma sa che sarebbe inutile. E'certo di non esserne capace, non riesce mai a proteggere nessuno.
Piange per la propria anima, per quella di Klaus e dei propri compagni, dirette in rotta di collisione verso l'Inferno, nella speranza di creare un futuro migliore per se stessi e per gli altri.
Piange per la gente oppressa di Safeport, per i bambini delle scuole diroccate, per i lavoratori delle fabbriche e per quelli che oramai si sono persi nella criminalità.
Piange per i morti della guerra di Polaris, per i suoi commilitoni e per i vivi di Bullfinch lasciati a se stessi perchè sopravvivere è più difficile. Lui lo sa.
Piange per Myar e il Black Oak Ranch, per le speranze disattese e per le delusioni date e prese. Piange per gli amici diventati nemici, quasi senza una reale ragione. Piange per quello che è stato e che che sarà mai più.
Continua a piangere fino a svuotarsi i polmoni contro il cuscino, fino a tornare alla Grande Guerra, ad Hera e al Boros di tanti anni prima.

Piange come non ha mai fatto in tutta la sua vita perchè gli uomini non piangono, mai. ma al momento lui è solo un diciannovenne con un passato troppo grande, un presente troppo doloroso e un futuro troppo incerto.

Per l'intera notte ha smesso di essere un uomo, trascinando fuori con le lacrime tutto quello che in quegli anni si è tenuto chiuso dentro... perchè gli uomini non piangono.
La mattina, se si può parlare di mattina su una nave, si alza con gli occhi brucianti e secchi. Si accorge però, di riuscire a respirare meglio, come se gli avessero tolto una pietra da sopra il petto. Il respiro è profondo, preciso e calmo, come non lo sentiva da tanto tempo.
E, dopo mesi interi, si accorge di avere una gran fame.