domenica 7 luglio 2013

Disappeared - Part III

Il ragazzo apre gli occhi azzurri su un soffitto metallico, velato dagli occhi appannati.
Con quello che gli sembra uno sforzo sovrumano sposta la testa di lato, ma in realtà il movimento é quasi impercettibile. La mente é annebbiata da una cortina di fumo che non fa correre i pensieri.
All´improvviso una fitta lancinante gli corre dalla tempia destra a quella sinistra, ficcandosi nel cervello come un coltello rovente.
Urla, comincia a muoversi convulsamente e qualcosa gli punge la pelle all´altezza del braccio destro.
L´Oblio...

Il ciclo si ripete, scandito dai profondi sonni indotti dai farmaci e i periodi di veglia al limite dell´incoscienza per via del dolore alla testa.
Non sa quanto tempo è passato. Un ora, un giorno, una settimana, un mese, l´Eternitá... gli é impossibile ragionare, capire.
Ogni tanto gli sembra di vedere un ombra nel campo visivo, prima dell´Oblio, ma se sia vero o immaginazione non saprebbe dirlo.

A un certo punto, indefinito, il ciclo s´interrompe e l´Oblio non arriva come di consueto, lasciando il ragazzo in balia di un dolore sordo, ma contenuto, all´altezza della tempia destra.
La vista pian piano comincia a schiarirsi e il soffitto di metallo diventa una certezza, cosí come il fatto che é straiato su lettino e che c´è un uomo poco distante.
L´unica cosa che non si schiarisce é la mente, costantemente avvolta da una nebbia immaginaria, soprattutto i pensieri.
Solo adesso si accorge di aver la gola secca, ma qualcosa gli impedisce di mettere insieme le parole corrette per chiederla. Ne esce un rantolo dalla bocca e degli occhi azzurri spalancati. L´uomo capisce e prende una tazza d´acqua poggiata poco distante. Gliela porge e lo aiuta a bere, il tutto senza dire una parola, non ancora.

-ch...h...e...-
-Non parlare, ti affatichi e basta- Il tono dell´uomo é piatto, quasi annoiato a una prima occhiata, forse solo stanco. Il secondo letto e´occupato da una donna piena di flebo.
-i...o...a...-
-Sei sulla Deep Space del Capitano Harl-
-....-
-Come va la testa?- Domanda infine, con tono un poco piú interessato ora. Si gira e muove qualche passo verso il lettino, dove il ragazzo sta straiato con aria esausta.
-... m...ma...- balbetta, non riesce a connettere le sillabe per formare un parola-
-Si, d´accordo, ho capito, ti fa male. E´ normale, mi stupirei del contrario.- Il tono é sempre atono, cosí come l´espressione. -Come ti chiami?-
Il ragazzo strizza gli occhi e cerca di ricordare, ma dalla nebbia che ha nella testa non viene fuori niente, solo un freddo muro d´indifferenza.
-N...n... non... n... ri...ric...ricordo.-
L´espressione del medico si acciglia un poco, mentre il sopracciglio destro viene alzato. Una piccola increspatura scalfisce l´apparente indifferenza.
-Da dove vieni?-
-N..non r...ri...ri...ricor...do-
-Cosa ti ricordi?-
-No...n...no...th...thin...g-