Non ha dormito quasi nulla, se non a piccoli spezzoni
disturbati da incubi e lunghe ore a fissare il soffitto metallico. Sa che
giorno sta per arrivare, uno dei più brutti dell’anno.
-HAPPY UNIFICATION
DAY!-
I due minuti sono passati e la sveglia dell’holodeck
richiama la sua attenzione con quella ricorrenza del calendario. Il ragazzino
va a guardarla con aria svogliata, come se non avesse la forza di alzarsi per
spegnere quella scritta holoproiettata. La forza però gli viene quando il deck
comincia a riprodurre le prime note dell’inno Alleato; Il giovane scatta in
piedi e l’afferra con un moto veloce e quasi rabbioso. Il primo istinto è
spaccarlo contro la finestra, ma poi conta mentalmente i soldi spesi e lo
rimette giù sulla scrivania, limitandosi ha spegnerlo. Nella sua testa passa
l’idea che è un prodotto corer, c’era da aspettarselo, farà in modo di
cancellare queste stupide ricorrenze dalla memoria quando prima.
La stanza è silenziosa, Beth deve esser uscita prima di lui,
e quindi decide di cambiarsi con la divisa e sparire allo spazioporto per
qualche riparazione complicata, giusto per non esser in mezzo alla gente. Il
piccolo pannello nell’angolo cottura mostra i vari cibi sintetici pronti da
produrre, ma il ragazzino si limita a un bicchiere di latte, o almeno quello
che dovrebbe esser il suo sostituto energetico. Non ha fame, lo stomaco è
chiuso in una presa di nausea. Mentre sta raccogliendo le sue cose arriva una
comunicazione sul cortexpad aziendale, una comunicazione che non promette nulla
di buono.
-Devi sostituire Jason
al bancone del Roadhouse. A quanto pare sta male e gli altri sono già di turno.-
Una smorfia compare sul viso del diciottenne, mentre va a
infilarsi l’aggeggio elettronico in tasca. Il Roadhouse, il giorno della
Sconfitta…. Ci sarà una scazzottata, sicuro e lui non sarà imparziale già lo
sa. Un altro sospiro accompagna la camminata verso la porta della stanza. Da lì
al Roadhouse ci sono solo tre livelli, troppo pochi.
La mattina passa tutto sommato in modo tranquillo a parte
qualche piccola scaramuccia ai tavoli, almeno finchè un uomo sulla quarantina
con l’accento tipicamente del Core comincia ad osannare ad alta voce l’Alleanza
per aver sconfitto i vili Browncoats quattro anni fa, facendo seguire una
miriade d’insulti. Le voci si rincorrono tra i tavoli, chi per una parte chi
per l’altra. Il ragazzino stringe forte il bancone, Ming davanti a sé che gli
dice di fare un respiro profondo e di non arrabbiarsi. Gurtrud che prova a far
calmare gli animi della sala, Alan che arriva e si trattiene a stento, Beth che
si porta il ghiaccio al labbro.
-I am
a good old rebel now that's just what I am and for this United Nation, I do not
give a damn.
I'm glad I fought against them, I only wish we won.
I ain't asked any pardon for anything I've done… -
I'm glad I fought against them, I only wish we won.
I ain't asked any pardon for anything I've done… -
Lui comincia a cantarla a bassa voce, per non farsi sentire
più del necessario, ma dopo qualche istante metà della sala segue il ritmo della
canzone indipendentista. Alan sembra rincuorarsi un poco e la rissa è
imminente. Una rissa che è solo una pallida proiezione di ciò che è stata la
guerra, di ciò che è ancora la guerra per molti. Ming prende le redini e sale
sul palco esibendosi a nome della Shouye, in breve cala la calma in sala. La
rissa è stata evitata, ma né Alan, né Beth né il giovane meccanico sembrano
trovar pace infondo allo stomaco. Odio, mescolato a dispiacere e dolore. Una
mistura che anche dopo anni corrode le vene e i nervi.
Finite le canoniche nove ore di turno, la porta della sua
stanza si apre e lui si butta sul letto con tutta la divisa, sperando solo di
addormentarsi per scordare la giornata. Sa bene che non accadrà, ogni anno sono
due notti insonni, distorte da incubi e rammarichi di una guerra persa, di una
speranza infranta, di una rivincita troppo lontana e di una solitudine
strisciante.
La sveglia del deck suona nuovamente e il ragazzo apre un
occhio con fare scocciato, indolente, pronto già a guardare sospirando l’holoproiezione
della comunicazione per la fine del 29 Maggio.
Niente di tutto questo accade. A
caratteri cubitali viene proiettato sul muro della stanza, in diverse riprese:
-STRAGE A CAPITAL CITY, HORYZON, DURANTE LA PARATA ANNUALE DELL'ALLEANZA..
ESPLOSIONE
DI BOMBA TRA LA FOLLA.
9 MORTI.
ALMENO 30 FERITI ACCERTATI, MA IL NUMERO CONTINUA A SALIRE, FORSE 50.
2
BAMBINI GRAVI.
PROBABILE MATRICE INDIPENDENTISTA.-
Con uno scatto è in piedi, la giacca poggiata sul letto che
scivola bruscamente fino al pavimento. Una gioia profonda lo invade,
incontrollabile, così come incontrollabile è il senso di colpa immediatamente
successivo. Sa che dovrebbe essere scosso e orripilato. Sa che è sbagliato,
imperdonabile agli occhi degli uomini e di Dio. Sa che non dovrebbe sentire
quella gioia. Sa che avrà del rimorso, ma questo verrà dopo.
La guerra non è ancora finita, no. Ora l'hanno capito tutti, perfino i core.
Un fugace sorriso si forma sul viso nell’oscurità
della stanza, illuminata solo dalla proiezione della notizia cortexdiffusa.
-Happy Unification Day.-